Il 15 ottobre non ero in piazza a Parigi. Avevo amiche ospiti ed era troppo tempo che non ci vedevamo e avevamo troppe cose da condividere. Siamo pero’ andate insieme a teatro, a vedere “Lulu” di Alban Berg.
Opera degli anni ’30 rimasta incompiuta, e’ facilmente riassumibile cosi’: praticamente ognuna delle nove scene finisce con un uomo che si uccide per Lulu, o con uno che uccide lei (evidentemente l’ultima).
C’e’ violenza, ma forse c’e’ ancora piu’ liberta’, ingenua perversione, in un crescendo che ti fa pensare che negli anni ’30 non si scandalizzavano facilmente, e gli anni 2000 sembrano popolati da educande.
Poi c’e’ questa scena, in cui tutti cercano di fregare tutti, tra azioni finanziarie che vanno alle stelle e poi crollano. Ci sono ricatti morali, donne che si vendono o che sono costrette a prostituirsi, in mezzo ad una sontuosa festa che sembra continuare indifferente a tutto quel succede realmente… mmmmh, sounds familiar…
Ecco, dopo quella scena, ho pensato che a modo mio avevo comunque partecipato al movimento odierno, con un flash back culturale agli anni ’30 in preoccupante sintonia con il mio paese.
Come dire, speriamo di cavarcela meglio dei nostri antenati.
Se non conoscete Alban Berg non fatevi spaventare dall’idea che sia un compositore del XX secolo. Se vi capita sotto tiro vedete Lulu, o l’altra sua opera, Wozzek, probabilmente nella top three delle mie preferite… Ecco, ma poi sopra chi ci metto? Didone ed Enea di Purcell? Il Rigoletto di Verdi? L’Incoronazione di Poppea di Monteverd? Bah…