Lunedì, nel pubblico, c’era una giornalista messicana. Colorata e effervescente, l’avevo subito cercata perché dal mio viaggio in Messico del 2006 ho una passione folle per quella gente, e glielo volevo dire. Le volevo dire che quel viaggio era stato per me memorabile: ero partita sulle tracce di Ivan Illich e del suo CIDOC a Cuernavaca, e mi ero trovata in mezzo a manifestazioni per ogni dove, perché veniva chiesto di ricontare i recenti voti elettorali, per timore di frodi. Le volevo dire che ricordavo con particolare gioia l’incontro con Javier Sicilia, traduttore di Illich, poeta, e suo collega nella redazione di El Proceso. Gli avevo scritto in uno stentato spagnolo, e lui mi aveva concesso un’intervista per il giorno dopo, gentilissimo. Glielo volevo dire e gliel’ho detto. Salvo poi vedere la sua faccia sbiancare d’improvviso. Ero preparata ad accogliere un certo numero di storie dolorose e difficili, quella sera, ma non di scoprire, così, con la faccia ancora impalata in un sorriso beota, che avevano appena torturato e ucciso il figlio di Javier e che lui aveva annunciato di non poter più scrivere poesie. Fortunatamente, da grande uomo nonviolento che è, Javier Sicilia ha subito scritto che è ora di reagire, e ha organizzato una marcia, proprio a Cuernavaca, dove l’ho conosciuto, e dove viveva suo figlio. Marce analoghe si sono moltiplicate per ogni dove, anche qui a Parigi, al Trocadero, dove stasera ho conosciuto un bel gruppo di ragazzi: “Juan Francisco Sicilia, 24 anni, è stato il morto di troppo (ne hanno già contati più di 35000…), bisogna reagire!” Vi lascio l’ultima poesia di Javier, il suo grido d’addio. Prima in lingua originale, e poi nella traduzione che ne ha fatto Tonio dell’Olio per Mosaico di Pace.
“El mundo ya no es digno de la palabra
Nos la ahogaron adentro
Como te (asfixiaron),
Como te
desgarraron a ti los pulmones
Y el dolor no se me aparta
sólo queda un mundo
Por el silencio de los justos
Sólo por tu silencio y por mi silencio, Juanelo”.
“El mundo ya no es digno de la palabra, es mi último poema, no puedo escribir más poesía…la poesía ya no existe en mi”.
“Il mondo non è più degno di parola
Ce l’hanno soffocata dentro
Come te (ti hanno asfissiato),
Come te
ti hanno strappato i polmoni
E il dolore non so mi separa
Solo resta il mondo
Per il silenzio dei giusti
Solo per il tuo silenzio e il mio silenzio, Juanelo”.
“Il mondo non è più degno di parola, è la mia ultima poesia, non posso
più scrivere di poesia… la poesia non esiste più in me”.
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